SAN LEONARDO PAG. 2

La venerazione di San Leonardo limosino a Lungro è da sempre legata all'antica attività mineraria; gli operai che estraevano il Salgemma tra il XIII e il XIV secolo gli hanno eretto una chiesetta e lo hanno voluto loro protettore per aver liberato alcuni schiavi che lavoravano nelle miniere. La chiesa è esistita fino al 1966 (sprofondata per problemi idrogeologici). L'associazione dei lavoratori salinari annoverava tra i soci San Leonardo, al quale ogni mattina, previo appello, veniva segnata la presenza. A Lungro la venerazione dell'eremita proveniente dalla Gallia fu introdotta probabilmente dai monaci basiliani dell'abbazia di Santa Maria De Fontibus (XII secolo – di cui resta solo la cappella).

Lungro è uno dei paesi il cui territorio confina anche con quello di Verbicaro (S.Maria del Cedro, Grisolia, Orsomarso, S.Donato di Ninea, Lungro e Saracena). La storica miniera di salgemma di Lungro, che nel 1976 ha cessato la sua millenaria attività estrattiva, fu una delle più importanti d'Europa, già conosciuta dai coloni Greci e poi dai romani. Ne fa cenno Plinio il Vecchio (24 d.C.) nella sua opera “Naturalis Histoire”, avendola visitata quale prefetto essendo di stanza con la flotta romano a Capo Misseno.

Sia i sibariti che i romani la sfruttarono, dando forma ad un fiorente commercio del salgemma che era trasportato, con i mezzi di allora, lungo sentieri montani che dalla pianura sibarita raggiungevano le costi tirreniche nei pressi di Scalea, in un porticciolo alla foce del Lao e da qui con le navi verso Roma imperiale. Il salgemma era trasportato a dorso di mulo usando diversi sentieri di montagna. Le vie del sale ancora oggi si possono ripercorrere sui monti dell'Orsomarso nel Parco Nazionale del Pollino (passando nel territorio di Orsomarso e Verbicaro, seguendo la valle del fiume Lao). A Fontana di Tavolara esisteva una cava a cielo aperto di salgemma, dove le popolazioni dei comuni dell'entroterra si approvvigionavano del minerale per uso familiare.

 

Attraverso la via del sale, vi era uno scambio di prodotti che vedeva coloro che da Orsomarso o da Verbicaro salivano carichi di prodotti agricoli o artigianali locali che vendevano poi a Lungro o scambiavano direttamente con parte del salgemma che veniva prelevato in blocchi di pietra che poi venivano sfarinati in casa dalle donne o dai bambini utilizzando i famosi mortai (murtuali).

 

 

A S.Leonardo è dedicata anche una confraternita di Saracena ed un'altra a Castrovillari. A Catanzaro vi è un'antica abazia fondata nel 1120 di S.Leonardo.

Il culto ebbe diffusione qui da noi intorno al secolo XI, proprio ad opera di quei Normanni che divennero padroni dell'Italia Meridionale, sovrapponendo Santi e culti latini a quelli del mondo bizantino.

 

Le testimonianze iconografiche presenti a Verbicaro, così come pure a Scalea, Grisolia e Orsomarso, attestano il ruolo rilevante del Santo nella pietà popolare e nel culto presso le varie comunità.

 

Ricostruendo i messaggi che la testimonianza visiva intendeva comunicare ai contemporanei ed ai posteri, messaggi di devozioni finalizzate alla soluzione di problemi quotidiani che costituiscono il motivo dell'opera commissionata e realizzata, le raffigurazioni di San Leonardo di Noblac attestano anche il dramma delle popolazioni tirreniche calabresi di fronte agli assalti, alle razzie, i rapimenti, le forzate conversioni all'islamismo perpetrati dai turco-barbareschi soprattutto nel periodo più critico delle loro scorrerie, il XV-XVII secolo. Il terrore di queste scorrerie fu all'origine della devozione per San Leonardo che veniva visto come protettore dalle minacce del mare. In molti paesi si edificarono delle Chiesette dedicate a questo Santo, prima di entrare nell'abitato venendo dalla via del mare.

All'epoca, le scorrerie turco-barbaresche nel Mediterraneo, erano incessanti e nel Sud Italia dalle coste si protendevano rapidamente verso l'interno. Oltre alla distruzione dei paesi, la conseguenza diffusa era la cattura, nei paesi razziati, di tanti abitanti che venivano deportati come schiavi.

 

 

Da qui una delle più antiche espressioni devozionali, una Preghiera popolare del popolo verbicarese rivolta a San Leonardo:

 

Santu Lunuardhu miu, caru patrunu,

tu fusti figghj 'i principi, cunti e barùni:

e cumi jisti in Francia a librà quiddhi priggiuni

fàmi la grazia di... (si chiede la grazia)

 

(San Leonardo mio, caro patrono,

tu fosti figlio di principi, conti e baroni:

e come andasti in Francia a liberare quei prigionieri

fammi la grazia di...(si chiede la grazia)

 

In seguito il rischio delle incursioni sulla costa diminuì fino a cessare del tutto e così anche a Verbicaro la devozione a San Leonardo diminuì fino a scomparire lasciando i segni di quel tempo (gli affreschi nella chiesetta della Madonna della Neve, la raffigurazione sulla campana maggiore della Chiesa Madre dell'Assunta e il nome della contrada).

 

                                                                                                                       Graziella Germano

Fonti:

     

  • srv.spes.unical.it/daedalus/PDF20/6_20-napolitano.pdf

  • Santi e Beati.it

  • San Leonardo” - Franco Scarpino

  • Vincenzo Squillacioti – “San Leonardo il Limosino“ in La Radice – (giugno 2007)

  • A Lungro si rinnova il culto di S.Leonardo” – Nicola Bavasso

  • L'industria mineraria in Calabria; il salgemma” - Cesare Roda – 1979)

  • La tradizione popolare della comunità arbereshe” Rennis . Giovan Battista – 2000

  • Colombo Angeletti P., San Leonardo abate di Noblat, Roma, 1966

  • La vita di San Leonardo, abate di Noblat, Raffaella Zanderigo Rosolo

  • La via del sale- dallo Ionio al Tirreno, tra Magna Grecia Mercurion” - Giovanni Russo 

     Ferrari editore 2015
  • "Ninne nanne, jocarieddhi e prighieri 'i Vruvicaru", Francesco Spingola, 1991

         

 

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